ITALO MESCHI, l’ULTIMO TROVATORE ITALIANO

di Gregg Miner e Riccardo Sarti, ottobre 2005

Aggiornato! Marzo 2007
vede la versione inglese per le nuove foto e le informazioni (in testo dentellare)

 


 

INTRODUZIONE

di Gregg Miner

Se l’imponente immagine dell’arpa-chitarrista che appare nella straordinaria foto qui sopra vi ricorda Gesu Cristo in persona, non siete gli unici. Di fatto,  era chiamato “Il Cristo” non solo per la magnifica chioma e barba, ma anche ─ secondo “La Nazione”  del 6 giugno 2004 — “per  il suo portamento, per la figura ascetica, dallo sguardo dolce, invitante, con un sorriso velato in leggera malinconia”.  Il suo nome di battesimo era Italo Meschi e sotto tutti gli aspetti  condivideva molte altre caratteristiche con il suo omonimo – notevolmente i suoi messaggi di pace, il suo stile di vita austero e la sua profonda spiritualita’. Ma chi era questo imponente musicista con l’altrettanta “oltraggiosa” chitarpa?

Fuori Lucca, dove nacque e mori (1887-1957), la storia di Italo e’ in gran parte sconosciuta. Senza incisioni musicali ne discendenti diretti, ci sono pochi oggi che possono  avere un  opportunita’  di imbattersi nella musica, nella storia o in  qualsiasi riferimento su questo eccezionale artista; tranne per  chi  abbia un amico o  parente che ebbe l’occasione di assistere ad un concerto del Meschi  durante gli anni 20 e 30 in grandi citta’ come  Londra, Roma, Parigi, New York e San Francisco.

Io stesso non avevo mai sentito quel  nome – non fin quando ricevetti la suddetta immagine  dal terzo cugino di Italo, Riccardo Sarti, che vive nel Maryland e  lavora presso l’ufficio di Washington della Finmeccanica.   Con umilta’, Riccardo mi chiese se fossi stato  interessato a menzionare Italo in qualche parte del mio sito. Troppo affascinato per limitarmi ad   un solo accenno,  ho cosi intrapreso  assieme a   Riccardo  e con  la preziosa assistenza del Signor Lilio Giannecchini ─Presidente “Istituto Storico della Resistenza e dell’Eta’ Contemporanea” della Provincia di Lucca ─ un progetto di diversi mesi per mettere  insieme questa remarcabile storia. Le informazioni derivano sia  dalla storia di famiglia di Riccardo che da documentazione inestimabile raccolta in un volume speciale  su Italo pubblicato dal sopracitato “Istituto” (destra). Nel frattempo ho anche  raccolto tutti gli elementi per poter rintracciare la provenienza degli strumenti musicali di Italo.

Questo  progetto collaborativo speciale ha dato luce al primo articolo bilingue apparso su Harpguitars.net.  Si tratta certamente della prima presensentazione su Italo Meschi in lingua inglese ritradotta  in italiano da Riccardo. Con orgoglio ripercorriamo l’intero cerchio condividendo  le nuove informazioni con i compatriotti del Meschi.

Per me,  le reminescenze inviatemi da Riccardo Sarti rappresentano una eloquente introduzione ed un ritratto generale di quell’uomo eccezionale  che fu Italo Meschi. Partiamo da li’.

Italo Meschi Musico Cantore della Terra Lucchese – Poesie, riflessioni, testimonianze

(Un Acquarello di Tista Meschi al cugino Italo)



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ITALO MESCHI

di Riccardo Sarti  

Italo Meschi – primo cugino della mia nonna paterna - era un  uomo eccezionale, un poeta, ma soprattutto un “chitarpista” per eccellenza.

Negli anni 30 Italo ebbe perfino l’onore di recitare davanti alla Corte d’Inghilterra. Eppure, si rifiuto’ di perseguire i beni materiali  mantenendo sempre uno stile di vita umile e ascetico. Per i suoi concerti accettava soltanto pagamenti di un modesto obolo per permettersi il minimo indispensabile. Calzava  sandali e vestiva di lino sia d’estate che d’inverno. Abitava in un  modesto appartamentino in cima alla duecentesca torre di San Gervasio nel cuore di Lucca.   Se il Meschi avesse cercato di perseguire  la fama, egli sarebbe probabilmente conosciuto oggi a livello mondiale tra i musicisti del passato...ma quel tipo di vita non era per lui.

In Italia e  Gran Bretagna Italo Meschi  fu descritto come “l’Ultimo Trovatore Italiano”. Un critico londinese scrisse di lui: “Il canto e le esecuzioni musicali del Meschi rivelano un vero artista ed un figlio della Natura”. Italo Meschi era alto, bello, con gli occhi  azzurri e con barba e lunga chioma biondo-rossastra. Un altro critico scrisse che le doti artistiche del Meschi erano cosi imponenti come il suo aspetto fisico. Nel 1937  un giornalista di San Francisco descrisse la sua barba tale da superare di gran  lunga quelle di  Oberammergau.  A Lucca e dintorni era anche conosciuto come “Il Cristo”. La sua poesia  rivela un amore per la  Natura e particolarmente  della  sua campagna toscana.

Italo proveniva da una modesta famiglia lucchese, famiglia che pero’ vantava un cugino scultore, un altro pittore,uno dei primi disegnatori del prototipo della leggendaria Vespa,  e se si vuole anche la mia nonna Assunta, fervente idealista e  attivista di sinistra.

Si racconta che il Meschi costrui la propria arpa-chitarra (che chiamava “chitarpa”) con la quale suonava e cantava canti popolari toscani, canti italiani del 17esimo e 18esimo secolo e Mozart, Schubert, Wagner, ecc adattando brani  dei grandi maestri in musica per chitarpa. Secondo alcuni  critici, l’interpretazione del Meschi era “sublime” e rispecchiava la sua filosofia e stile di vita. 

La sola  presenza del Meschi a Lucca  infastidiva le autorita’ del regime. I suoi messaggi di pace e nonviolenza correvano contro la corrente principale dei tempi. Mia nonna  ricordava che durante uno dei  concerti di  Italo, offeso del tardo arrivo di  alcuni gerarchi fascisti locali,  lascio’ improvvisamente il palcoscenico con  grande stupore degli spettattori, cosi  dando un esempio di coraggio  in tempi dittatoriali.

Ancor piu’ rischioso per lui, era quello di essere  un fervente  seguace dell’ economista ed idealista Agostino Maria Trucco (1865-1940)  padre della dottrina economica conosciuta come “Hallesismo”. Proponeva  la creazione di un Ente Supranazionale avente la finalita’ di pubblico bene tramite un programma economico-monetario — giusto ed efficace—  per regolare  i costi delle operazioni di compravendita a vantaggio sia dei venditori che degli acquirenti. Nel 1928, nel suo libro “La Paura di Arricchire” Trucco predisse: “Senza un grande fatto capace di creare un nuovo stato di cose economico-fiscale , fatalmente ed al piu’ tardi entro il 1938-39 scoppiera’ la grandissima guerra mondiale in gestazione”.

Il Meschi  era profondamente  religioso ma con occasionali sbalzi dal sacro al profano. Non era certamente  entusiasta della religione istituzionalizzata come dimostrato da un suo scritto in ammirazione di  Girolamo Savonarola, il monaco che fini bruciato sul rogo nel 1498. Mia  nonna raccontava della irreverenza mostrata dal cugino nei confronti del clero,  come la  volta quando  le forze dell’ordine gli  si presentarono all’uscio dell’appartamentino in cima alla sua torre.  Era stato appena denunciato dalle monache  del sottostante  convento  per oscenita’; semplicemente per essersi fatto il suo bagno di sole in santa pace nudo sul tetto – tra l’altro nel mezzo dell’inverno!  Furioso, chiese alle forze dell’ordine di  riferire a quelle ______ di  abbassare gli occhi  in terra in preghiera anziche’ guardare in alto! 

Purtroppo i messaggi del Meschi di pace, nonviolenza ed uguaglianza furono fraintesi  anche negli Stati Uniti d’America, dove nel 1936-37 si mise a dare concerti per nulla  per “togliere il potere ai privilegiati” e per renderne partecipi i poveri di tutti i gruppi etnici. Italo raccontava che ad un certo punto - durante quello che poi  fu  il suo ultimo tour americano  come “menestrello ambulante” -  si trovo’ a fare  piu’ comizi che concerti.  Forse questo il motivo dietro un’ aggressione da parte di teppisti che ridussero in bricioli la sua chitarra e la successiva estradizione dagli USA. 

Sia io che Gregg Miner ringraziamo  di cuore “ L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Eta’ Contemporanea in Provincia di Lucca” ed il suo Presidente Lilio Giannecchini per aver mantenuto vivo il ricordo di Italo pubblicando, nel 1993,  le sue poesie e  scritti  ritrovati sparsi un po’ dovunque  nella torre dopo la sua morte, avvenuta il 15 ottobre del 1957. La raccolta di “poesie, riflessioni e testimonianze” offre uno squarcio prezioso sulla vita personale del Meschi incluso il suo amore per una donna elusiva. Il volume di 95 pagine raccoglie recensioni apparse su quotidiani francesi, inglesi, americani ed italiani, come “La Nazione” di Lucca che  elogiano sia l’arte che “lo spirito sincero e incorruttibile del maestro Italo”.

Il Torrione di S. Gervasio dove Italo trascorse i suoi ultimi anni.


  LA CHITARPA DI ITALO

di Gregg Miner

[Traduzione di Riccardo (Meschi) Sarti e Norberto (Meschi) Maggesi]

Nascosto nelle molteplici citazioni, articoli e storie che sono state tradotte dal libro dedicato a  Italo Meschi,  Riccardo ne ha scoperta una che giudico particolarmente intrigante. Si riferisce agli anni di Italo nelle scuole elementari, ove lo stesso aveva studiato musica ed in particolare canto.  Inoltre, Italo aveva conservato il desiderio di poter, un giorno, girare il mondo accompagnandosi con la chitarra. Ed era “anche arrivato a studiare alcune modifiche da apportare alla chitarra normale, proprio quella da serenata all’aperto o da osteria per farne uno strumento di ben altro aspetto e di ben altre possibilita’ melodiche”.  Cosa sognava il piccolo studente?  Avrebbe potuto il giovane Italo essere consapevole delle arpe chitarre fin dal primo inizio ?! Riusciremo mai a scoprirlo? Era profondamente rapito dal suo amore per la chitarra ed infatti aveva comprato il suo primo strumento all’eta’ di 14 anni. Il prezzo era 11 lire, e si consideri che 50 centisimi  corrispondevano ad un intera notte di lavoro che Italo trascorreva  trasportando sacchi di farina per un venditore di granturco; il resto pagato da suo zio. Un negozio di articoli musicali e’ citato quale fornitore ed e’ probabile che si sia trattato di una semplice ed economica chitarra a 6 corde.

Italo con la sua chitarpa “su misura”, anno 1925 circa.

Nel 1913, Italo si trasferi nella comunita’ lucchese che si stava cola’ sviluppando in San Francisco per realizzare il suo piu’ vecchio desiderio, cioe’ quello di vedere il mondo. Si ignora se abbia portato con se la chitarra, ma dalla lettura del libro si presume che non l’abbia portata appresso. Di fatto, porto’ tutta la musica nella sua mente ─ canti popolari dell’Italia ─ frutto di una conoscenza ventennale. Nella Biblioteca Pubblica di San Francisco, il 26enne Italo elaboro’ tale conoscenze insegnandosi la lettura e la scrittura delle note musicali.

Biblioteca Pubblica di San Francisco, oggi un museo d'arte, dove Italo imparo' a leggere la musica.

Per un interessante circostanza, il soggiorno di Italo a San Francisco ─ da circa il 1913 al 1918 ─ coincise con la Pan Pacific International Expo, che ebbe luogo in quella citta’, una grande fiera permanente che duro’ dal 20 febbraio fino al 4 dicembre 1915.  Una particolarita’ di tale fiera era la presenza di numerosi musicisti e bande hawaiane che suonavano in certe aree. Accadde che un certo numero di questi musicisti suonasse strumenti di Chris Knutsen chitarre hawaiane, arpe-mandolini (e forse harp ukes) ─ tra i quali, piu’ importante, una arpa chitarra fornita di un braccio cavo con corde extra basse. Riccardo concorda che Italo avrebbe visitato probabilmente la fiera, se non frequentato l’evento. Se cosi, e’ probabile che lui vide ed ascolto’ questi strumenti. Oltre ai musicisti hawaiani alla fiera, anche i musicisti da ritrovo in San Francisco avrebbero potuto suonare i Knutsen. Avrebbe Italo potuto vedere un’arpa chitarra  Knutsen?  Certamente sarebbe affascinante se fosse avvenuta tale contemplazione. Se non avesse incontrato arpe chitarre italiane, molto probabilmente l’arpa chitarra Knutsen avrebbe potuto ispirarlo!

Vide Italo a San Francisco musicisti suonare delle arpe chitarre Knutsen simile a questa?!

 
Arpa chitarra Knutsen alla Pan Pacific International Expo del 1915 a San Francisco.

Sia nel caso che fosse stato ispirato , la visione rimase nella sua mente quando ritorno’ in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale che fini nel novembre 1918.  Non molto tempo dopo, egli (A) costrui,  o  (B) disegno’ e commissiono’ la sua arpa chitarra.  Sfortunatamente, i dettagli sono completamente assenti, e a noi rimangono solo delle supposizioni misteriose e contraddittorie. Queste supposizioni, la maggior parte tratte dal libro su Italo, vengono completamente precisate alla fine di questo articolo, assieme alle mie osservazioni e teorie su ciascuna. Alcune delle fonti si contraddicono tra di loro e probabilmente non arriveranno mai  a risolvere la provenienza degli strani strumenti di Italo. I soli fatti concreti a nostra disposizione sono le fotografie che mostrano l’avere Italo adoperato almeno due chitarre nel corso della sua carriera ─ un primo,  originale, e probabilmente unico, strumento  e, successivamente, l’inconfondibile modello “Ala d’Aquila” prodotto dal celebre liutaio italiano, Luigi Mozzani.

Un’abbastanza concreta opinione proveniente da molte fonti e’ che Italo battezzo’ il suo strumento “chitarpa”. Suppongo che abbia creato questo nome orecchiabile e poetico per il suo primo strumento e piu’ tardi  lo uso’  per richiamarsi  anche alla Mozzani  (Mozzani avrebbe venduto il modello Aquila come una chitarra-lira, altro poetico ma meno ideale nome per l’arpa chitarra ad un solo braccio). Questa  prima chitarpa, illustrata a destra, e’ cio’ che io credo essere come primo strumento originale costruito dopo che Italo torno’ in Italia all’eta’ di 31 io 32 anni. Italo trascorse questo periodo nei primi del 1919 ricoverandosi da un infiammazione polmonare avendo respirato polvere di carbone sul “Duca d’Aosta” durante il suo viaggio di ritorno da New York a Genova (lavoro’ come fuochista alla caldaia della nave per pagarsi il viaggio, in quanto sprovvisto di denaro). Una fonte indica che mentre recuperava non solo si fece crescere capelli e barba di nuovo, si compro’ anche una chitarra che si fece modificare a suo modo. Un altra fonte chiama la chitarpa una chitarra originale da lui ideata e  creata mentre un altra dice che Italo la invento’. La famiglia di Riccardo ha sempre insistito nel sostenere che sia stato Italo l’inventore della sua chitarpa.  Parte della confusione nasce dal fatto che la famiglia e molti giornalisti videro o si ricordano soltanto l’Aquila del Mozzani che Italo ebbe in possesso per decenni, e che, infatti, mantenne fino alla sua morte. Ovviamente, questo era un modello simile ad altri provenienti dall’artigianato del Mozzani. Cosi, le memorie ed i miti relativi ad Italo “costruttore” della sua arpa chitarra probabilmente derivano da precedenti storici intorno alla sua prima arpa chitarra.

Ma allora Italo costrui realmente questo strumento? La foto mostra uno strumento inalterato con un tutt’uno corpo e braccio. Il disegno e la forma dell’estensione sotto-basso e attaccamento delle corde sembra completamente originale, ma non dissimile dagli altri costruttori di chitarre italiani. (Vds. Gallery Form 3a). In altre parole, uno strumento italiano costruito su misura che finora non combacia con quelli conosciuti di altri costruttori. Era Italo un artigiano o costruttore di chitarra? Se cosi, non sembra esserci altra menzione, all’infuori delle storie relative alla sua costruzione. Di nuovo, non crediamo che Italo sia un usurpatore; invero e’ probabile che i dettagli siano stati confusi nelle traduzioni e nel ripeterli negli anni. Probabilimente la verita’ e’ nel mezzo; per esempio, forse Italo lavoro’ direttamente con un costruttore di chitarre, utilizzando la bottega, gli arnesi ed i suggerimenti. Cosi, Italo avrebbe potuto concepire lo strumento, costruendoselo da solo, oppure commissionandolo. Quando gli autori dichiarano che Italo “invento’” la chitarpa, il significato potrebbe essere che Italo abbia potuto creare un originale arpa chitarra o forse semplicemente inventato il termine “chitarpa”.  Nota che questa originale arpa chitarra ha quattro corde sottobasso, contrariamente alle tre del Mozzani e che si suona stando all’impiedi, appoggiandosi ad uno scanno (similmente a molte arpe chitarre italiane, quali quelle del Mozzani e del Settimo Gazza).

Ci si puo’ aspettare che la storia e la provenienza della successiva arpa chitarra di Italo, la strepitosa “Ala di Aquila” del Mozzani sia meno misteriosa. Sfortunatamente, ci sono dei nuovi misteri anche su questa. Possiamo eliminare la questione se l’abbia o meno costruita o inventata, se accettiamo il fatto che tutte le storie si riferiscono alla sopracitata chitarra. Inoltre, l’Aquila e’ chiaramente un modello di produzione dalle liuterie del Mozzani, una di almeno quattro esemplari che ho catalogato su questo sito  (Vds. “Mozzani's Harp Guitar Forms: Single Arm”).

L’Aquila Mozzani di Italo sopravvissuta fino alla sua morte nel 1957 ceduta a Riccardo Marasco della quale ne e’ ancora proprietario.

Quando questo modello fu introdotto per la prima volta e quando Italo lo acquisto’ sono questioni chiave che io non sono riuscito a risolvere. Esiste un’affascinante teoria riportata dall’attuale proprietario, Riccardo Marasco, al quale fu ceduta la chitarra dopo la morte di Italo dal di lui fratello Mario. Marasco mi dice: “In base ai fatti che ho raccolto, Luigi Mozzani costrui quello strumento su un disegno ispirato da Italo Meschi, che amava vivere nei boschi suonando alle piante e gli animali, solitario come un aquila e per questa ragione avrebbe chiamato [questo strumento] “Ala di Aquila”.  Sebbene questa storia sembri decisamente romantica, puo’ essere plausibile. I due uomini si conoscevano? Avrebbe potuto il Mozzani conoscere Italo attraverso la sua reputazione, o rispettandolo personalmente o artisticamente abbastanza per creare uno speciale strumento per lui? Sarei propenso nel pensare che il modello Aquila del Mozzani sia lo strumento piu’ sofisticato e costoso di tutta l’Italia. Avrebbe potuto Italo vestito con saio e sandali presentarsi nel grande negozio del Mozzani e pagarlo per un nuovo strumento o si tratta di un favore reso da un artista all’altro? Potrebbe questo essere infatti il primo prototipo d’Aquila creato espressamente per Italo? Che storia allettante!

Questo esemplare, basicamente identico all’Aquila,  fu acquistato  nel 1947 dal discepolo del Mozzani, Mario Maccaferri, quando la bottega del Mozzani chiuse per sempre e l’inventario venne liquidato.

Ci sono altri due misteri relativi alla Mozzani. Uno e’ la domanda relativa a quale arpa chitarra veniva usata dal Meschi nei suoi tour. L’altra riguarda l’esistenza di una seconda Aquila del Mozzani. Ambedue misteri sorgono da una remarcabile storia narrata da Guglielmo Lera nel libro su Italo. Nella storia, Lera descrive un incontro con uno strano rivenditore di oggetti musicali mentre in cerca di corde da chitarra a richiesta di Italo. Si trattava di Corde per Chitarra Marca Pisastro Etichetta Gialla   ─ una marca molto specifica favorita da Italo, ma apparentemente non piu’ disponibile. Il rivenditore porto’ fuori una chitarra con “dodici corde” dalla quale inizio’ a rimuoverle, spiegando che erano esattamente le stesse corde della chitarra che Italo suono’ nel suo concerto di San Francisco nel 1937! Lo “strano rivenditore” aveva apparentemente assistito a questo concerto, dove in seguito aveva “rimosso” tali corde dalla chitarra di Italo ridotta in briciole da alcuni teppisti il giorno in cui, dopo l’ultimo concerto, fu costretto a lasciare l’America.  Sebbene non abbiamo trovato nessun articolo di cronaca sulla distruzione della chitarra di Italo da parte di vandali, Italo fu, infatti, “cacciato” dagli USA poco dopo il suo ultimo concerto. Potrebbe esser vera la storia?  Come il misterioso rivenditore si trovo’ a San Francisco per recuperare le corde di Italo (senza poi citare la sua passione per la musica di Italo per prendersi questa briga) sembra a me una storia remarcabile ed una incredibile coincidenza! Ma la sua presenza a San Francisco e la sua presenza piu’ tardi a Lucca non e’ affatto insolita. Come spiega Riccardo: “gli Italo-Americani tendevano di emigrare verso certe zone negli USA: I siciliani a New York, gli abruzzesi a Cleveland ed i lucchesi a San Francisco e nella zona dei vini. Sebbene molti sono rimpatriati in Toscana, esiste ancora una grande comunita’ lucchese nella California del Nord”.

Se la storia e’ vera, allora quale arpa chitarra fu distrutta nel 1937? Probabilmente il primo strumento costruito su misura, la cui sorte e’ oggi sconosciuta. Un giornalista del San Francisco News in un intervista ad Italo, in occasione di un concerto, fornisce anche una descrizione : “uno strumento specialmente costruito con quattro corde extra, il tutto montato su una base di legno”. Il giornalista avrebbe ricevuto questa descrizione o da Italo o per aver visto l’attuale strumento sulla stampa. Caso chiuso?  Pero’, un altro giornalista, il conosciuto  critico di musica Alfred Frankenstein, assistette infatti al concerto (come appare evidente dalla descrizione dettagliata riportata nel suo articolo). Frankenstein descrive la chitarra di Italo come: “una chitarra che assomiglia ad un’ ala  di Rukh, l’uccello gigante che trasporto’ Simbad sul suo groppone”.  Certamente non avrebbe potuto essere nient’altro che l’Aquila del Mozzani. La Mozzani appare anche nella foto su un altro annuncio di concerto, foto che, ovviamente, avrebbe potuto essere stata fornita a titolo  promozionale. Cosi, qual’e’ la risposta al mistero? Ci sono diverse possibilita’: A) Italo viaggio’ e suono’ con ambedue arpe chitarre, ciascun giornalista descrivendo solo uno degli strumenti. Lo strumento originale fu distrutto e la Mozzani rimpatrio’ con Italo.  B) Il primo giornalista descrive l’originale arpa chitarra, anche se Italo suonava la Mozzani. La Mozzani fu distrutta ed Italo acquisi una seconda Aquila piu’ tardi nella sua vita. C) Se smentiamo la storia dello “strano rivenditore di corde” come una fantasia, allora nessuna chitarra fu distrutta e non ci sarebbe mai  stata una seconda Mozzani. Malgrado cio’, la stessa contraddizione rimane nelle descrizioni dei due giornalisti e in qualche modo i  conti non tornano (Forse uno o l’altro giornalista descrive uno strumento da una fotografia o, per qualche altro motivo, lo descrive in maniera inaccurata). E’ evidente  pero’ che Italo rimase  proprietario di un’Aquila del Mozzani fino alla sua morte nel 1957. In seguito al  suo decesso, suo fratello Mario diede l’Aquila al cantante-chitarrista Riccardo Marasco, che tuttora ne fa uso nei suoi concerti.


Annuncio del concerto di San Francisco del 1937 che include il suo programma completo.


Lo Scottish Rite Auditorium a San Francisco,  dove Italo probabilmente diede l'ultimo concerto negli USA. 

LA MUSICA DI ITALO

di Gregg Miner

Traduzione di Riccardo (Meschi) Sarti e Norberto (Meschi) Maggesi

Oltre agli studi generici di musica e canto delle elementari ed oltre ad aver appreso a leggere e scrivere la musica nella Biblioteca Pubblica di San Francisco tra l’eta’ di 25 e 30 anni, Italo mai prese lezioni di musica. Presumibilmente, Italo era  un artista completamente autodidatta per arpa chitarra. La notazione musicale  sopravvissuta, riportata  qui sotto, dimostra che Italo utilizzava le sue corde sottobasso nel tono standard Mozzani di D-C-B (scendendo dal basso E sul collo). Il suo primo strumento costruito su misura aveva una quarta corda sottobasso, probabilmente un’A. Giudicando dai molti “testimoni auditivi” Italo era senza dubbio un suonatore molto espressivo, estraendo dai suoi strumenti una varieta’ dinamica  di toni musicali.

 

(vedasi quotazioni da fonti)

“La chitarra di Italo Meschi rende un quasi nuovo suono che evoca la dolcezza di un violino e, a volte, la delicatezza di un arpa”.

 E non solo il tono, ma la tecnica, come giudicato da molti critici:

“Senza dubbio il piu’ grande chitarrista al mondo”

E la testimonianza finale dello “strano rivenditore di strumenti musicali” che avrebbe presumibilmente salvato le corde dalla chitarra di Italo distrutta.

 E’ il piu’ grande suonatore di chitarra vivente, capace di commuovere sovrani e rivenditori di frutta...”

I concerti di Italo consistevano sia di una parte  strumentale che di una  vocale. Italo suonava all’impiedi, sicuramente quando usava la sua prima arpa chitarra costruita su misura con scanno di legno incorporato.   Una  volta affermo’: “Io canto meglio stando all’impiedi”.  Poche  critiche musicali  sui suoi concerti vocali sono arrivate ai nostri giorni, ma si ha l’idea che la voce del Meschi  complementava perfettamente la sua arpa chitarra:

“Il suonare e cantare del Meschi rivelano un vero artista e figlio di prim’ordine della Natura”.

ha dimostrato di nuovo come l’armonia e’ una cosa innata nel temperamento italiano”.

(Cantava) “antiche canzoni italiane ed arie, delle cose di una bellezza trascendente, rese ancora piu’ soavi   dalla sua voce di trovatore  piena e sonora  e dal suo comportamento rispettoso”.


L'annuncio 1937 di concerto de San Francisco del Italo include il suo programma completo.

Italo cantava e suonava una grande varieta’ di musica. I suoi concerti comprendevano  parti uguali di musica vocale e solo di arpa chitarra. Il suoi pezzi  preferiti variavano dai famosi compositori italiani del 16esimo e 17esimo secolo alle opere dei suoi favoriti compositori classici: Bach, Beethoven, Chopin, e Mozart. I brani specifici citati nei suoi primi concerti sono la  sua Nocturne, una Berceuse di Bonacorsi, il Reve di Manon, un’ aria di Scarlatti, la serenata del Castagni e la Petite Melancholie di Sor. Un simile  variegato  programma  sopravvissuto del suo  concerto finale a San Francisco del  1937 e’ mostrato qui a sinistra. La maggior parte della trascrizione per arpa chitarra era costituita dai  suoi adattamenti. Occasionalmente, il Meschi componeva anche la sua musica originale. Un manoscritto sopravvissuto appare  qui sotto.


Italo si rivelo’ un eccezionale e popolare artista, non solo in Italia, ma in Europa ed oltreoceano.  I suoi concerti cominciarono subito dopo il suo ritorno in Italia, immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale e la successiva costruzione della sua prima arpa chitarra.  I concerti iniziarono nelle principali citta’ italiane e francesi, spostandosi poi a Londra (dove Italo suono’ per la Corte d’Inghilterra) ed altre citta’ europee. In un concerto del gennaio 1926, ove Italo “ripete’ il suo successo di quattro anni prima”, un critico osservo’ il “suo considerevolmente  perfezionato strumento”. Cio’ dovrebbe espressamente  suggerire che Italo stava usando la sua arpa chitarra  costruita “su misura” nel 1922 e che nel  1926 era passato a quella del  Mozzani. Il periodo 1927-1936 pare esser stato  tranquillo in termini di concerti pubblicizzati. Nel 1936, Italo inizio’ il suo tour degli Stati Uniti, cominciando da New York e ‘procedendo di stato in stato”. Termino’ il giro a San Francisco nel gennaio 1937, dopo il quale venne  estradato per i suoi ideali radicali. Negli anni successivi, Italo trascorse molto del suo tempo sulle  Alpi, suonando in osterie e mantenendo un basso profilo dalle autorita’. Nel 1943, si ritiro’ in un  tirasotto a La Cappella nella campagna lucchese dove lo scrittore Guglielmo Lera menziono’ di aver visto una chitarra con “un’ala dalle piume vivaci” (la Mozzani, naturalmente). Infine, nel 1950, Italo si trasferi nel torrione  di Porta San Gervasio, parte delle mura duecentesche di Lucca. Il 15 ottobre 1957, Italo mori all’eta’ di 70 anni lasciando la sua “Aquila” nella sua stanza, in cima alla torre, piena di poesie personali e musica. Un brano musicale nella calligrafia di Italo e’ qui di seguito presentato. La musica e’ scritta per arpa chitarra in tono standard con tre sottobassi in tono D-C-B (scendendo) mentre le liriche sono scritte per il nipote di Italo, Pietro Meschi.

Ninna Nanna di Italo Meschi e Gino Carter

Dormi dormi bambarin la la la la la la la
Dormi dormi coccorinoin braccio di tu ma’ dormi e sogna tombolin
Nicchi nacchi nacchi nicchi dormi e sogna il befanin che porta i secchi
Fai la nanna  tamprussin che tu ma’ doppoti da un cavallo di festin e un melo da succhia’
Ninna nanna pi-to-rin. Po’ tu ma’ ti mette a ceccia e di da un palloccorin di farina neccia 

Tombolin, Befanin e Tamprussin sono personaggi fiabeschi. La ninna nanna e’ scritta in lucchese. - RS

 

I desideri miei quand’ero giovane

Passeggiare
per conoscere
e contemplare.

Leggere 
per amor di sapere.
 

Giustizia,
Verita’, Amore.

Liberamente
lavorare,
cantare suonare.

Amare
per procreare
sol vincolato
dal natural dovere.

Abitar isolato,
in vecchio casolare

abbandonato
vicino a un prato
tra il bosco
ed il frutteto,
la terra lavorando,
l’istrumento suonando .
E la sera, cantare

nella stanzetta
presso il focolare.
L’ore della vita
cosi passare,
ed intanto aspettare

quell’invisibil mano

che mi portera’ lontano.

L’ore son passate
le speranze svanite,

il Tempo e le malattie
han quasi finito
le forze mie.
Solamente,
nel fondo del cuore
e’ rimasto un desiderio

di Giustizia, Verita’, Amore.

Addio! Frutteto generoso,
tu mi tenevi operoso
e mi davi

il dolce frutto profumato.
Addio bosco incantato,
le tue ombre

il verde silenzioso;
tanto desiderato.
Addio! verde tappeto
di prato fiorito,
profumato di fieno, tanto gradito.
Addio per sempre!

Tutto e’ finito!

Lucca, 8 agosto 1956

Guglielmo Lera descrive come Italo pianto’ alberi da frutto californiani a La Cappella  dicendo “ Questa la portai con me da Los Angeles. Quella viene da San Francisco....”. “ Come erano dolci le sue marmellate!”

Questo casolare a La Cappella potrebbe essere lo stessa abitazione dove Italo visse dal 1943 al 1950. -RS

La citta’ di Lucca. Nello sfondo si intravede la zona collinare dove Italo lavorava nel frutteto citato nella poesia (freccia a destra)  e  (freccia a sinistra) “Carignano” dove oggi e’ sepolto.  

 

Foto da Andrew Lucas

Questa foto, che risale all’inizio degli anni 50, mostra Italo nei suoi luoghi preferiti, i boschi e gli oliveti. La foto proviene da Mrs. Ida Meschi Mungai di Santa Cruz in California il cui padre, fosse il caso, portava anche  il nome  “Italo Meschi”!  La cugina di Ida, Angelina (Angie) Battistini (nella foto) e suo marito John visitavano spesso l’Italia e, secondo la storia, incontrarono il chitarrista in un picnic. Poiche’ il  nome e cognome di Italo  erano  gli stessi  di quelli dello zio di Angie, la foto fu scattata. Purtroppo, Ida non pensa che ci sia una parentela.


CRONOLOGIA SULLA VITA ED I TEMPI DI ITALO MESCHI

(Compilato da Riccardo Sarti e Gregg Miner. Include le date di tutti i concerti conosciuti)

Data Eta’

   Evento

9 dicembre 1887 0 Italo Meschi nasce a Lucca.
1893-1898 6-11 Frequenta le scuole elementari. Studia la musica ed in modo particolare il canto.
1901 14 “Si compra la prima chitarra per 11 lire.”
1909 22 Si fa crescere per la prima volta la barba e trova impiego quale agente del dazio.
1911-1913 24-26 Muore dalla  smania di vedere Firenze ed entra nelle ferrovie.
1913-1918 26-31 “Il Gran Salto: l’America”. Impara a leggere la musica nella Biblioteca Pubblica di San Francisco.
Subito dopo il 18 novembre 1918 31-32 Rimpatria in Italia.
Inizio del 1919 31-32 Giunto in Italia con una infiammazione polmonare per aver respirato polvere di carbone sul piroscafo “Duca d’Aosta”.  Durante la convalescenza si fa ricrescere barba e capelli.  Piu’ importante, “si compra una chitarra facendosela  modificare a suo modo”.
Circa 1919 32  A Londra
10 Ottobre 1921 34 Concerto a Livorno
Circa 1922 35 Concerto a Parigi
16 aprile 1923 36 Concerto a Pisa
1922-1925 35-38 Foto di Italo con un arpa chitarra sofisticata – costruzione corpo pezzo unico.
1 marzo 1925 38 Concerto a Roma
30 gennaio 1926 38-39 Concerto a Parigi 
Presumibilmente dopo che la suddetta chitarra era in uso, ma prima che essa fu forse  distrutta a San Francisco ? Ottiene il modello del Mozzani chitarra-lira “Aquila”
5 marzo 1926 39 Concerto a Roma
3 luglio 1926 39 Concerto a Londra
1927-1936 39-49 Probabilmente trascorre la gran parte di questi 10 anni a Lucca e dintorni.
1936 49 Inizio del tour statunitense .
Gennaio 1937 49-50

Ultimo concerto a San Francisco, poi immediatamente estradato. La sua chitarra (od una delle sue chitarre) viene distrutta dopo l’ultimo concerto.

1940 53 Di nuovo a Lucca (Richiamo delle Autorita’ Fasciste) .
1943-1950 56-63 Vive nella campagna lucchese a “La Cappella”.
1943-1944 56-57 Poesie e lettere anti-guerra a “La Cappella”.
1945-1950 58-63 Lo scrittore Guglielmo Lera descrive  una chitarra con “un ala dalle piume vivaci” nell’abitazione di campagna di Italo a La Cappella.
1950-1957 63-70 Rientra a Lucca nel suo “Torrione”
15 ottobre 1957 70 Italo Meschi muore e viene sepolto a Carignano, sulle colline  a 5Km a nordovest di Lucca.
1967   Il fratello di Italo, Mario, da l’Aquila del Mozzani a Riccardo Marasco.

Fonti: Citazioni e Commenti

Un ringraziamento particolare a:

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Eta’ Contemporanea in Provincia di Lucca ed al suo  Presidente Lilio Giannecchini.

Laura (Meschi) Bedini, la nipote di Italo che raccolse  il materiale pubblicato dall’Istituto. “"L'intento e il desiderio sono stati quelli di rendere immortale lo Zio Italo per me un uomo eccezionale" - Laura Bedini.

 


 

 

Gli Autori

I due autori, che condividono la passione per la storia e le arti, lavorano anche per pura coincidenza  per l’industria aerospaziale.

Riccardo Sarti e’ il terzo cugino di Italo Meschi. Ricopre la carica di Director for Research and Information presso l’ufficio di Washington della  Finmeccanica, la cui  sussidiaria AgustaWestland,  in societa’ con  Lockheed Martin,  ha vinto all’inizio del 2005  il contratto per la fornitura di elicotteri presidenziali statunitensi. 

In Lucca, 2004

Fingendo di essere in Toscana nel suo giardino con la sua Mozzani -  2005.

Gregg Miner e’ il fondatore ed editore di questo sito. Lavora a tempo pieno per la Northrop-Grumman in qualita’ di  ingegnere nel settore sistemi di guida.   Recentemente, il suo gruppo di lavoro ha avuto la soddisfazione di vedere il loro nuovo”Giroscopio Risonante Emisferico” “guidare”  la sonda NASA “Deep Impact” verso la cometa Tempel 1,  facendo  “toccare” per la  prima volta il suolo di una cometa.
L’altra sussidiaria della Finmeccanica, Alenia Spazio, per la quale Riccardo ancora lavora, ha contribuito a molte missioni spaziali USA ed europee, tra cui la International Space Station e Cassini Huygens. Dal 1997 al 2002, Riccardo  ha rappresentato Alenia Spazio a Washington, interfacciando con la NASA e l’Office of Defense Trade Controls del Dipartimento di Stato.  Riccardo fa footing quotidianamente  e spesso kayaking e bicicletta. Nelle sue ore libere lavora constantemente, svolgendo ricerche, scrivendo  e corrispondendo sulla arpe chitarre ed anche su altri strumenti musicali,   raccogliendo informazioni  e pubblicando il  tutto.  Occasionalmente, riesce a suonare qualcuno dei suoi 200 strumenti musicali rari. E’ impegnato attualmente in un enorme progetto  CD, tutti su  Knutsen. 

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Sources:
Quotes and Notes

Italo Meschi,  the Last Italian Troubadour

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